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31 maggio 2011

mood: come aprire ulteriormente gli orizzonti

qualche giorno fa sono andata alla presentazione del nuovo libro di Michela Murgia, "Ave Mary".. vi posto la recensione della presentazione, e se vi piace compratelo :) è una buona scelta, e non per tirare acqua al mio mulino, o meglio al mulino sardo... solo non credevo che un libro di una scrittrice conterranea potesse interessarmi tanto....
vi metto pure il collegamento RAI della presentazione a Che tempo che fa.. magari è più immediato ;) 



"Una serata per assistere alla presentazione del libro. Una mattinata per leggerlo. Il resto del tempo per pensare e scrivere di Ave Mary, il nuovo libro di Michela Murgia, uscito il 13 maggio e già primo nella classifica dei più venduti.



Non chiamatelo saggio. Saggio dà l’idea di qualcosa di accademico, tecnico, difficile, da maneggiare con cura come accade per tutti i discorsi intorno alla religione, nei quali la linea che separa il lecito dal blasfemo è molto sottile.



Ma se ti chiami Michela Murgia puoi concederti di parlare di religione e allo stesso tempo inserire parallelismi con ilgiallo, persino con scene splatter tipiche di un noir, nell’iconografia che immortala per sempre la morte dolorosa dei cristiani. Puoi soffermarti sul settore pubblicitario e strizzare l’occhio ai cartoon, senza tralasciare esempi dal mondo del cinema e soprattutto dell’arte, e fornendo sempre la giusta suggestionemusicale di accompagnamento. Puoi parlare anche di numeri, passando con disinvoltura da esempi tratti dal mondo economico-esattoriale all’equazione matematica che vede Gesù stare alla Chiesa come l’uomo sta alla donna. E di rapporti binari che affondano nella filosofia è intriso tutto il libro: dalla cosmesi alla cosmogonia, dall’etica all’estetica. Il tutto accompagnato da uno stile così piacevole da arrivare alla fine del libro e avere già nostalgia del momento in cui hai iniziato a leggerlo, invidiando quella capacità di farti perdere il segno perché immagini il momento in cui dita svelte e ironiche sulla tastiera hanno messo in fila un sostantivo e un aggettivo producendo un effetto così leggero quanto profondo e attuale: vestale multitasking,lifting teologicomarketing delle immagini religiose. Senza trascurare la bellezza dei titoli dei paragrafi, che già da soli valgono la lettura tutta d’un fiato.



L’autrice preferisce conversazione a saggio, come ha raccontato a Fabio Fazio: conversazione in pubblico sul ruolo della donna (nel paesino di Austis, dove tutto è iniziato), conversazione con amiche teologhe insieme alle quali ha portato avanti l’approfondimento (durato due anni, senza dimenticare che la Murgia ha fatto studi teologici ed è stata a lungo animatrice in azione cattolica), conversazione con la giornalista Ritanna Armeni a Cagliari, città scelta come prima tappa delle sue presentazioni di Ave Mary al pubblico per omaggiare la sua terra.



L’incontro si è tenuto presso la Mediateca del Mediterraneo, una cornice moderna, dai contorni di vetro, in cui le parole si riflettevano e facevano riflettere, continuando ad aleggiare nello spazio luminoso di un salotto all’aperto alla presenza di un pubblico numeroso, prevalentemente femminile ma molto appassionato. Lo stesso che, al momento delle domande, non ha posto interrogativi ma ha preso la parola per ringraziare Michela di aver trovato il modo e il coraggio di esprimere concetti latenti nel pensiero di molti e difficili da mettere nero su bianco, o per omaggiarla, come ha fatto il gruppo delle persone-libro di Cagliari, che alla fine della presentazione hanno declamato ad alta voce – nello stupore generato dalla novità dell’iniziativa – brani del libro imparati a memoria.



Due sono i punti principali affrontati nel libro e raccontati a Cagliari: le forme della narrazione della morte nella nostra società e i modelli di morte maschile e femminile.Gli italiani sono un popolo di scaramantici, l’unico discorso sulla morte socialmente consentito è quello intorno alla morte dell’uomo: i maschi muoiono da eroi di guerra, sul lavoro, per difendere il mondo dalla criminalità, a volte solo di morte naturale ma, se si tratta di persone famose, la celebrazione diventa un fatto pubblico e la notizia viene mediaticamente abusata.




Il vero tabù sulla morte è quello costituito dalla “favola funebre” della donna moderna, per la quale la morte non rappresenta mai un luogo di protagonismo spirituale. Basta pensare alla differenza di trattamento mediatico tra Raimondo Vianello, morto per un blocco renale, e sua moglie Sandra Mondaini, che per la stampa non è morta per insufficienza respiratoria “ma di dolore”. Stesso destino per Giulietta Masina, venuta a mancare “di dolore” qualche mese dopo la scomparsa del marito Federico Fellini. Anche Terry Schiavo o Eluana Englaro sono state presenze passive all’interno di storie e battaglie i cui protagonisti erano altri. Ma l’elenco dei casi analizzati è molto lungo, da Gianna Beretta Molla a Madre Teresa fino a Yara Gambirasio e a tante donne “morte di verginità”. In breve, l’uomo muore, la donna viene uccisa. Da un parente, da un ex fidanzato geloso, da un maniaco. Ognuna di queste narrazioni nega le evidenze contrarie alla tesi di partenza.



E qui si arriva al secondo punto: quali sono i modelli di riferimento per la morte? La punizione dopo il peccato originale di Adamo ed Eva è stata il sudore della fronte per l’uomo e il dolore del parto per la donna. Gesù e Maria rappresentano i nuovi modelli di salvezza: Gesù muore crocifisso, mentre il dolore di Maria non è per se stesso ma serve a massimizzare l’effetto della morte di Gesù. Ma Maria come muore?



Forse per caso nel libro, a pagina 33, numero automaticamente associato nel nostro immaginario agli anni di Cristo e alla sua morte, si parla della morte di Maria. O meglio, del mistero della sua morte. Sebbene ci sia una ricorrenza liturgica per ogni momento della sua vita, non c’è traccia di testimonianze che raccontino una Maria che invecchia o che muore: conosciamo solo una Maria eternamente giovane, la cui “morte è stata cancellata e sottratta alla rappresentazione”, che offre alle donne credenti un modello insostenibile perché “rappresenta la perfezione a cui non giungeremo mai”.



La morte è un luogo importante per capire la vita ed è solo maschile. Cosa ha significato nel tempo e per la nostra società non avere uno spazio di senso, una lettura utile di un modello di morte femminile?



La Murgia ne parla già nel primo capitolo, nonostante i dubbi degli editor sull’opportunità di scrivere da subito di morte e rischiare di scoraggiare il lettore. Invece la lettura appassiona soprattutto perché sono riportati esempi che vediamo ogni giorno, e che dimostrano come l’uomo abbia sempre un rapporto pacifico con la vecchiaia. Lo stesso Dio è rappresentato con la barba bianca, e gli anni sono sinonimo di saggezza, tanto che un vescovo non può avere meno di 35 anni (In Italia addirittura l’età minima è 40), per non parlare dell’età del Papa. Pensando alla pubblicità, l’uomo anziano è il saggio pieno di esperienza che “ci incute ottimismo” o che “ci consegna a domicilio i tortelloni” fatti con le sue stesse mani, oppure è l’uomo che gli anni e i capelli bianchi hanno reso ancora più affascinante (Sean Connery è stato definito “smaterassabile”, neologismo e copyright delle amiche dell’autrice). Alle donne invece sono ascritti tutti gli acciacchi dell’età, e la Murgia ne fa una piacevolissima e dissacrante carrellata.



Il modello che ci viene imposto non è solo quello holliwoodyano alla Scarlett Johansson che, per quanto bella, prima o poi invecchierà. Nell’economia del cristianesimo la vecchiaia di Maria è un problema etico più che estetico: mentre noi siamo destinati a consumarci perché non siamo perfetti, Maria è perfetta, e la sua eterna giovinezza è la resa estetica della sua santità. Ma negare l’invecchiamento di Maria è un controsenso perché significa negare l’incarnazione di Cristo che si è fatto uomo ed è morto per salvarci.



Allo stesso tempo è impensabile per l’autrice aver permesso che nei secoli si tramandasse solo la figura di una donna silenziosa e obbediente, mentre Maria è stata davvero una sovversiva. Una brava ragazza ebrea di 16 anni avrebbe preso tempo per consultarsi con qualcuno più grande o più esperto. Maria invece ha accettato da sola una responsabilità di quel tipo in una società in cui restare incinta prima di sposarsi voleva dire ricorrere a un matrimonio riparatore o essere condannate alla lapidazione, e in più ha scelto l’unica strada che poteva aggravare la sua situazione: sparire e tornare solo quando il suo pancione era ormai visibile, mettendo il suo futuro marito e la sua famiglia di fronte al fatto compiuto.



Ciò che emerge in Ave Mary è l’urgenza di una rilettura dei testi e della storia secondo un modello narrativo resettato, ed è questo il motivo per cui Michela Murgia ha consegnato una nuova versione della storia alle donne ma anche agli uomini, rendendo accessibile a tutti un argomento dalle premesse scoraggianti e trasformandolo in qualcosa in cui ognuno si sente chiamato in causa. Potremo liberare Maria solo se accettiamo che Dio è un principio di maschile e femminile, e riscopriamo le numerose descrizioni esistenti nella Bibbia in entrambe le direzioni, senza fossilizzarci sulle uniche narrazioni che sono state portate avanti fino a cristallizzarsi nell’immaginario collettivo. La dottrina non è dogmatica; gli unici due dogmi papali sono non a caso mariani, e riguardano l’annunciazione e l’immacolata concezione.



Il sogno con cui Michela Murgia ha chiuso l’incontro, e che ha affidato all’editore in una pennina usb a forma di madonnina, con tanto di aureola che riportava la preghiera “Mother Mary, keep my data save”, è che i credenti adulti possano avvicinarsi alla religione, facendo tabula rasa dell’imprinting ricevuto da bambini, e approcciarsi “vergini” ai testi, in modo che quello che non ci viene detto da altri, per esempio dalla Chiesa, possiamo scoprirlo da soli."

fonte: www.pianetaebook.com

28 maggio 2011

mood: growin up

si può crescere allargando i propri gusti musicali? secondo me si.. è un modo per aprire i nostri orizzonti, i limiti e non fermarsi sempre e solo ai cantanti che ci piacciono... è quello che ho sempre provato a fare, e non ci sono mai riuscita.. forse questo è il momento giusto...

25 maggio 2011

mood: @.@

obiettivamente, oggi ho fatto un sacco di cose:
- accompagnato mia madre col bus alle poste
- comprato materiale per collanine e braccialetti
- lavorato 10.00-14.00
- pranzato
- chiacchierato con nonna
- fatto l'estetista con mia zia XD poraccia
- andata con mia sorellina a prendere il regalo per il fratello di mia mamma *ergo mio zio, ma lo chiamo per nome* e la fidanzata che domani si sposano
- fatto sistemare la borsetta Pimkie *che non per niente era al 50%*

ora ho giusto mezzoretta, no, un quarto d'ora per rilassarmi qui al pc... sono distrutta, i miei piedi sono tutto un bollore, giusto per riprendere il discorso di Proletarina devo riprendere in mano i miei piedi .____.
ah, ho anche guardato le borse.. sto sbavando su una Fossil da 199€ ma mi sembra eccessivo con un misero stipendio part time T___T 

24 maggio 2011

mood: ♪♪♫♪♫

quando uno è soddisfatto è felice. mi sto facendo una cultura di musica che non vi potete immaginare. mò mi è venuta voglia di farmi la discografia dei Beatles. che ne pensate? mi sento troppo ignorante quando qualcuno canta una canzone famosa a memoria e io lì così .___. 

19 maggio 2011

mood: so busy

non sembra, ma sono incasinatissima... cioè, in realtà non sono abituata ad avere un appuntamento fisso con un lavoro.. se lavoro la mattina, il pomeriggio faccio quello che non riesco a fare la mattina, e viceversa.. però devo ammettere, sto facendo una cosa che mi piace veramente e ne sono molto orgogliosa.... l'altro giorno ho anche ricevuto la mia prima busta paga *____* era piccola piccola lei, bellina, per soli tre giorni di fine Aprile ma... è stato veramente un bel colpo per me!
domenica ci sono state le elezioni, a Cagliari si è votato per il sindaco e il nucleare.. inutile dire che ho votato NO per il nucleare, certo ripensare a quello che è successo a Fukushima non mi fa desiderare le centrali a casa mia, ma sono sicura che prima o poi qualcuno ce ne piazzerà una o due e allora ci staremo belli e zitti.. tanto non siamo e non saremo mai padroni della nostra situazione, più di andare a votare non possiamo fare..  l'ho capito ormai che chi è al potere fa il cavolo che vuole e certo non ci chiede il permesso.. e allora qualcuno mi spiega perchè dovremmo ancora vivere in Italia?
ah naturalmente, se non si fosse capito, ho sbarrato il SI per votare NO al nucleare ;)

edit
non crederai mi sia dimenticata di te vero? non penso ai regali, non penso al materialismo.. non penso che a te e non vedo l'ora che il nostro sogno si realizzi... sarà difficile, costoso, stancante, stressante.. ma insieme supereremo tutti gli ostacoli! ti amo *_____*